Come riconoscere l’epilessia senza le crisi convulsive

Secondo le stime, l’epilessia colpisce, in Italia, circa 25mila persone l’anno, e nel mondo da 5 a 10 persone su mille ne sono affette. Se curata nella maniera corretta, l’epilessia permette di vivere una vita normale, ma come fare quando si insinua senza mostrare segni evidenti come le celebri crisi convulsive? Per saperlo, leggi l’articolo.

L’epilessia è una malattia neurologica cronica che colpisce la corteccia cerebrale. È riconoscibile dalla ripetizione, nel corso del tempo, di crisi epilettiche (un solo attacco non darebbe la prova certa della malattia). Le cause sono legate a fattori genetici o danni al cervello (traumi, tumori, malattie varie, ictus). Le manifestazioni avvengono spesso in età neonatale o infantile, e nella terza età.

Le crisi epilettiche possono essere convulsive o non convulsive. Le prime presentano scosse e irrigidimento muscolare, bava alla bocca e perdita di coscienza di breve durata. Dopo l’attacco, si rimane incoscienti o si dorme per minuti oppure ore. L’epilessia può presentarsi anche con crisi più leggere ma sempre ripetitive, e non sono da sottovalutare.

Spesso si tratta di fastidio allo stomaco e rossore in viso, oppure di perdita di orientamento, allucinazioni visive, olfattive e sonore. Forti déjà-vu, paura e possibili nausee. La diagnosi si basa sulla descrizione delle crisi, con eventuale approfondimento tramite elettroencefalogramma e risonanza magnetica. I farmaci sono la forma migliore di prevenzione, e quando falliscono si ricorre alla chirurgia.

Spesso accade che un bambino epilettico possa guarire crescendo (maturazione cerebrale), ma solo in caso di fattori genetici e non traumatici. Oggi chi soffre di epilessia può vivere normalmente, anche se per alcune attività vi sono delle restrizioni. A chi ne soffre è sconsigliabile dormire poco ed ubriacarsi, perché aumenterebbe così il rischio di crisi compromettendo anche l’azione dei farmaci.

Diagnosticare questa malattia non è così facile. Spesso i sintomi ”minori” non sono riconosciuti o vengono confusi con altri disturbi, così da arrivare anche ad un grosso ritardo nella diagnosi (fino a 30 anni) dell’epilessia che insorge silenziosamente in età adulta e senza perdita di coscienza.