Una mela al giorno toglie il medico di torno

Una mela al giorno leva il medico di torno: cos’ha di vero questo detto popolare? Tutto, e lo conferma l’ennesima ricerca, in questo caso italiana. Il merito va ai polifenoli, antiossidanti in grado di proteggere dall’invecchiamento e dalle malattie degenerative. Ma cosa succede a questi composti quando viene ingerita una mela? Per saperne tutto a riguardo, continua a leggere l’articolo!

A spiegarlo sono i ricercatori della Fondazione Edmund Mach, in Alto Adige, che, in collaborazione con il Consiglio per la ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA), in un nuovo studio hanno messo in risalto le trasformazioni dei polifenoli in 110 forme chimiche biodisponibili all’organismo umano.

In base alla ricerca, nessuno dei composti fenolici presenti nel succo di mela si ritrova nell’organismo nella forma presente nella mela. I ricercatori hanno seguito un gruppo di 12 volontari sani, che in due diverse occasioni hanno consumato una spremuta di mela di alta qualità e una arricchita in polifenoli della mela, per valutare come gli stessi presenti nella mela venissero metabolizzati.

I polifenoli sono molecole naturali dalle funzioni anti-infiammatorie, anti-diabetogene e anti-cancerogene. Secondo i risultati dello studio, nessuno dei composti fenolici presenti nel succo di mela si trova nell’organismo nella sua forma originale. Infatti, questi composti vengono metabolizzati nell’uomo in 110 varie forme chimiche che compaiono nel sangue e nelle urine.

Il 40% dei metaboliti origina dai processi metabolici umani, il restante 60% richiede l’azione dei batteri intestinali per poter circolare. E’ stato rilevato anche un legame tra la composizione dei batteri intestinali e la quantità di metaboliti circolanti.

All’aumentare della ricchezza in polifenoli, quindi, aumentano le quantità dei loro metaboliti circolanti che dipendono dalla dose assunta. Mentre una parte limitata dei composti bioattivi transitano velocemente nell’organismo umano, la maggioranza rimane nelle urine anche a 24 ore dal consumo, in concentrazioni molto variabili.